domenica 9 marzo 2014

Riflessioni di metà anno scolastico.

Quando la scuola non è più scuola, diventa il luogo in cui si somministrano informazioni e insegnamenti.
Si fa un'operazione che potrei definir e di travaso. Io so la differenza tra CE e CHE e te la somministro, come uno sciroppo, o, più probabilmente, come una supposta.
Il bambino fortunato assume l'amaro licore e apprende.

Il bambino con disturbo dell'apprendimento, no. Avrebbe, semplicemente, bisogno di qualcuno che questo contenuto glielo insegnasse.

INSEGNARE è qualcosa di diverso dal TRAVASARE. Altrimenti potremmo andare in qualche specie di cantina sociale e farci imbottigliare e riempire di nozioni tutti quanti.

INSEGNARE è una missione.  INSEGNARE è difficilissimo. Personalmente io lo adoro e sono motivata a farlo. Conosco molte altre persone che lo sanno fare. Alcune sono mamme, alcuni sono professori in università (Ferdinando Rossi era uno di questi), altri sono altrove. Mio papà mi ha insegnato molte cose. La mia panettiera di fiducia talvolta mi dispensa un insegnamento, un pescivendolo che c'è a Imperia mi ha insegnato un sacco di cose. ALCUNE persone vocate a insegnare sono anche maestre. E sono maestre stupende. E le ringrazio. Perché il loro lavoro è fondamentale. Perché i nostri bambini sono nelle loro mani, e perché loro INSEGNANO.
Perché con loro CE e CHE, per esempio, prendono forma, e si inventano fiabe sulla H, la vecchia muta che sorregge CE.... e fanno disegni alla lavagna, ed esercizi ad hoc per apprendere. E poi controllano che non solo "il gruppo" ma anche "Pierino" stia apprendendendo e si preoccupano per lui se non lo fa, si inventano esercizi in più per lui, o vanno un briciolino più lente per dare a tutti un tempo per apprendere.

Grazie a queste maestre.

A chi non fa il mestiere DIFFICILISSIMO  di maestra (o maestro, scusate se sono di parte), ma fa solo il mestiere dell'imbottigliatore di nozioni, non posso dire grazie.

Le bottiglie umane non sono tutte uguali, e il gioco non funziona.

La responsabilità di quanto la bottiglia sia piena a fine anno é anche di chi ha provato a riempirla con costanza, creatività e amore.

Se non ci ha provato, e ha solo travasato, non ha a mio parere neanche il diritto, poi, di scrivere cose sulla pagella, di dire cose giudicanti relative agli allievi, di porre etichette sulle bottiglie.