Le psicologhe dell’apprendimento del Centro rispondono ad alcune interessanti domande poste da Paola Pisano
Un estratto delle nostre risposte pubblicate sul suo sito sono qui...
http://www.bimbidelmonferrato.it/argomenti/di-recente/page/2/
Sottoporre ad uno screening un bambino per valutare se ha difficoltà o meno nell'apprendimento è veramente un valido strumento valutativo o rischia di essere uno sfogo per calmare le ansie del genitore?
Risposta: In questa domanda è implicita una questione più di base, ovvero, che cos’è uno screening nell’area dell’apprendimento? Lo screening è una valutazione breve degli apprendimenti, che permette di rilevare la presenza di segnali di disturbo specifico di apprendimento. Solamente dopo il risultato dello screening si deciderà se procedere con una valutazione più completa, oppure, se lo screening ha dato esito negativo, se non è necessario di approfondire.
Di fronte a difficoltà persistenti in lettura, scrittura o calcolo che si presentino nei primi anni della scuola elementare, insegnanti e genitori si trovano a dover valutare le possibili strade da intraprendere. Sicuramente il primo passo, anche secondo le direttive ministeriali, é quello di approfondire gli aspetti in cui il bambino dimostra di avere maggiori difficoltà, con esercizi mirati di potenziamento che gli insegnanti possono attuare in aggiunta o in sostituzione del consueto carico scolastico. In questa fase (prima elementare fino a metà seconda primaria) è possibile strutturare un buon potenziamento con il supporto della scuola, e nei casi più gravi, a scopo preventivo con un esperto del settore quale il logopedista o lo psicologo dell’apprendimento o ancora lo psicomotricista a seconda dell’area più in difficoltà (rispettivamente linguaggio, apprendimento scolastico, o motricità fine o grossolana).
Se, anche dopo un periodo di potenziamento, durante la classe seconda, le difficoltà persistono, il bimbo rimane in difficoltà e anche il genitore può sviluppare preoccupazione e ansia: perché vede il figlio in difficoltà e non ne sa Il motivo, oppure non sa come aiutarlo.
In questi casi è consigliabile affidarsi ad uno psicologo, esperto nel settore dell’apprendimento, per sottoporre il bambino ad uno screening. Avere un’ansia, per un genitore, non è un segnale da sottovalutare. Implica che il bimbo raggiunge con fatica i risultati di apprendimento ed è utile sondare se a tale fatica corrisponda una difficoltà oggettiva.
Se il bimbo lamentasse problemi visivi persistenti, o non udisse con frequenza suoni o richiami dei genitori, verrebbe sicuramente accompagnato ad una visita oculistica o audiometrica, non ci deve dunque essere la paura di un parere esperto: se il nostro piccolo è in difficoltà è importante rivolgerci a chi possiede gli strumenti per valutarne la natura. Sia essa una difficoltà fisiologica e momentanea, o un problema di apprendimento.
E’ utile fare gli screening?
Fare uno screening nell’area apprendimento è utile per vari obiettivi, vediamoli insieme.
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A fine ciclo della scuola d’infanzia:
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per analizzare lo stato dei prerequisiti della letto scrittura allo scopo di POTENZIARLI, se carenti, con l'esercizio prima ancora dell’accesso alla primaria.
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In un bimbo con pregresse difficoltà (es. esordio tardivo del linguaggio, disprassia)
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Per analizzare lo stato dei prerequisiti della letto scrittura in un bimbo che verrà introdotto precocemente alla scuola primaria (la cosiddetta primina) allo scopo di potenziare le competenze eventualmente non ancora emerse
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A inizio ciclo della scuola primaria:
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A scopo NON diagnostico, ma didattico: per analizzare lo stato dei prerequisiti e potenziarli per favorire un buon apprendimento e abbassare il rischio di sviluppare un DSA (disturbo specifico dell’apprendimento) se essi fossero un po’ carenti
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Dalla fine della seconda elementare in poi:
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Per individuare i bimbi che potrebbero avere un DSA e indirizzarli correttamente ad un iter diagnostico e riabilitativo.
Quali segnali deve cogliere il genitore per decidere se accompagnare o meno il figlio in un centro per ricevere aiuto?
A inizio ciclo della scuola primaria è consigliabile osservare se il proprio figlio ha sviluppato i pre-requisiti che sono alla base dell’apprendimento di lettura, scrittura e calcolo:
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Area della lettoscrittura:
Discriminazione visiva (per riconoscere i grafemi da altri segni grafici, anche senza attribuire un nome)
Discriminazione uditiva (per riconoscere le caratteristiche fonetiche di un messaggio)
Memoria fonologica a breve termine (per mantenere in memoria una corretta sequenza fonologica)
Competenze metafonologiche (permettono al bambino di manipolare i suoni arrivando alla parola)
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Area della matematica:
Conoscenza della sequenza di numeri
Associazione tra simbolo numerico e nome del numero (3=tre)
Corrispondenza biunivoca numero – oggetti contati
Conoscenza della numerosità (il numero totale di oggetti corrisponde all’ultimo numero che ho enumerato)
Dalla fine della seconda elementare in poi:
o
Area della lettoscrittura:
Difficoltà a unire le sillabe per formare la parola
Scarso controllo del significato della parola
Perdita della riga nell’andare a capo
Inversioni, omissioni o sostituzioni di lettere (in lettura o scrittura)
Difficoltà nell’atto dello scrivere
Scrittura poco leggibile
Difficoltà nell’utilizzo dello spazio del foglio
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Area della matematica:
Errori nella pronuncia o nella scrittura di numeri
Difficoltà a imparare le tabelline
Difficoltà eseguire, con rapidità e correttezza sufficienti, calcoli mentali e scritti
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Altre difficoltà:
Difficoltà nel mantenere a lungo l’attenzione su un compito
Difficoltà nel copiare correttamente dalla lavagna
Difficoltà di memorizzazione
Rifiuto verso la scuola
Dalla scuola dell’infanzia alla scuola elementare: per un genitore spesso è difficile gestire l’ansia legata al passaggio, ancor di più se si pensa che il proprio figlio abbia qualche difficoltà. Come si può aiutare un genitore nella scelta della scuola per vivere più serenamente questo delicato momento?
L’inizio della scuola elementare è un momento delicato per il bambino e per tutta la famiglia. Iniziare la prima è il primo passo di un percorso che traghetta il bambino dall’infanzia alla preadolescenza ed è dunque fondamentale viverlo con serenità.
Tutti i bimbi in prima sono in qualche modo in difficoltà: perché faticano a staccarsi dai genitori, perché rimanere molte ore seduti è un compito cui non sono abituati, o magari perché lontani dal compito di letto scrittura (per caratteristiche personali oppure semplicemente perché è un compito inusuale).
Proprio per questo è importante mantenere un atteggiamento positivo e incoraggiante, senza aver fretta di raggiungere risultati didattici di un certo tipo entro scadenze o tempi non naturali. Per un genitore sarà importante aiutare il proprio bimbo nei compiti a casa, e se trova che il bimbo abbia qualche difficoltà non sgridarlo o punirlo, ma cercare facendo squadra con la maestra di supportarlo con esercizi che potenzino i suoi punti di debolezza.
La scuola si sta ormai evolvendo verso una didattica inclusiva, che permette cioè a tutti i bimbi, con le loro differenze e difficoltà, di entrare in modo fisiologico, con ritmi lenti, senza fretta, per evitare di porre ostacoli aggiuntivi sulla strada dei bimbi maggiormente in difficoltà.
Un genitore quindi deve avere la consapevolezza che la recente legislazione sottolinea l'importanza di tale gradualità e della necessità nei primi due anni di scuola di percorsi di rinforzo didattico per molti bambini. Tale necessità è del tutto normale e può riguardare anche bambini che non svilupperanno poi un vero Disturbo dell’Apprendimento ma che in questa prima fase della loro vita scolastica fanno un po’ di fatica. Se nonostante una didattica inclusiva e corretta, permanessero difficoltà che la scuola da sola non riesce a gestire sarà comunque possibile potenziare in modo specialistico le abilità strumentali per prevenire l'insorgere di DSA o per limitarne gli effetti, anche se, si ricorda, prima del termine della seconda elementare non è corretto parlare di Disturbi Specifici di Apprendimento.
Nel momento degli open school è possibile parlare e confrontarsi con quelle che saranno le maestre dei propri bambini.
Sarà utile allora, soprattutto per chi tema che il proprio bimbo possa avere qualche difficoltà a scuola, sondare il terreno per individuare alcuni indicatori di un orientamento favorevole verso un apprendimento lento e profondo e non basato sulla veloce acquisizione di una moltitudine di apprendimenti. Alcune domande che possono essere poste possono riguardare ad esempio:
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L'epoca in cui si intende affrontare l'apprendimento del corsivo , ricordando che più è tardiva, meglio sarà per i bimbi (non prima di febbraio, meglio ancora se dopo) ci sarà poi tutta la classe seconda per consolidarla.
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Se si utilizzerà il metodo sillabico per l'apprendimento della letto scrittura (ormai è il più diffuso, e la ricerca conferma che sia il più fisiologico)
È importante poi che non siano i genitori stessi a “mettere fretta” agli insegnanti, premendo per un uso precoce del corsivo o per una accelerazione nella proposta didattica che non ha nessun vantaggio nella classe prima elementare.
No quindi a competizione e a modelli prestazionali, sì a una didattica che metta al centro cooperazione, differenze, e ritmi sostenibili. Imparare con gioia è possibile ed è anzi il modo migliore per voler continuare ad apprendere.
Un altro valido strumento per supportare il genitore può essere un percorso di parent training di coppia o di gruppo per vedere insieme in modo pratico come far fronte alle difficoltà, alle ansie e alle soluzioni dei piccoli grandi problemi che possono sorgere in questo momento così delicato.